fresya8289

Non soffro di rimpianti. Avessi cent'anni il mio giorno migliore sarebbe sempre domani. U. Ojetti

NEL CIELO — 12 giugno 2015

NEL CIELO

Lassù

nel cielo nero della notte

una stella splende

di magica luce

e diffonde una calma placida

all’intorno

dei mie pensieri

affannati

stanchi

caotici,

che si rincorrono senza posa

e girano intorno ai miei problemi

irrisolti

difficili

penosi.

E all’improvviso

tutto diventa

quiete.

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Un mio racconto: UNA VITA VUOTA — 27 Maggio 2015

Un mio racconto: UNA VITA VUOTA

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Una vita vuota

Se ne stava seduta in poltrona, davanti alla televisione accesa; ma non sentiva che un brusio indistinto, perché le parole arrivavano alle sue orecchie, ma non al suo cervello.

Era immersa nei suoi tristi pensieri e non c’era nulla che potesse distoglierla e tirarle su il morale.

Oggi erano dieci anni che suo marito se ne era andato e lei era rimasta sola in quella casa troppo silenziosa e vuota.

I figli, Luigi e Simona, vivevano la loro vita e non avevano tempo per questa madre noiosa, triste, che era ormai più una seccatura che un piacere. Questo almeno era quello che le dimostravano.

Luigi la faceva sempre chiamare dalla moglie, Antonella, e lui non veniva mai al telefono, anche se era in casa: troppo occupato con i suoi hobbies per dedicare cinque minuti alla mamma! E non la andavano a trovare che raramente, perché avevano da tenere i nipotini e quindi le loro giornate erano piene. La domenica poi sparivano, forse per paura di sentirsi obbligati ad invitarla a pranzo.

Simona poi, ancora peggio, perché tra il lavoro e la famiglia, non trovava il tempo nemmeno per telefonarle. Passavano settimane intere senza che la sentisse; infine la chiamava lei e si sentiva rispondere che non poteva parlare, oppure che era ingiusta a rimproverarla di essere indifferente e incurante verso questa madre sola e abbandonata.

Perché Teresa era così che si sentiva: sola e abbandonata e, obiettivamente, non che avesse tutti i torti. Aveva avuto l’influenza ed era dovuta uscire con la febbre per comprarsi un boccone da mangiare e le medicine. Nessuno era andata a trovarla.

Solo a Natale Luigi si ricordava di avere una madre e se la portava a casa sua per tre giorni, perché a Natale nessuno deve stare solo, diceva. Ma Natale viene una volta l’anno! E ad Agosto? Loro se ne andavano in vacanza e lei rimaneva a Roma, a beccarsi tutta l’afa di una città vuota e malinconica.

Perciò quel giorno se ne stava lì, in poltrona, ad esaminare la sua misera vita, chiedendosi cosa avesse fatto di male per essere punita così: il marito che se ne era andato, dei figli indifferenti, una vita vuota e senza scopo.

“Che vivo a fare?” si domandava sempre più spesso. Ma nessuno le dava una risposta.

All’improvviso sentì aprire la porta di casa; un po’ spaventata si alzò e fu con immenso stupore che si trovò davanti Claudio, il marito.

Immediatamente le vennero le lacrime agli occhi, ma Claudio le si avvicinò e le tese le braccia. Teresa lo guardò senza capire, poi si tuffò in quell’abbraccio, con la sensazione di essere tornata finalmente a casa.

“Che ci fai qui?” gli chiese sgomenta.

“Sono venuto a prenderti. Non era questo che hai sempre sperato? Eccomi, adesso sono qui.”

“E’ passato tanto tempo”, replicò Teresa, “perché?”

“Perdonami, ma prima non ho potuto. Solo adesso ho avuto finalmente il permesso di portarti con me. Adesso staremo per sempre insieme, non ti lascerò mai più!”

Teresa lo guardava ancora incredula, ma la speranza si stava facendo strada dentro di lei.

“Siediti”, gli disse.

Claudio si accomodò sull’altra poltrona, quella in cui sedeva sempre quando era in casa.

Teresa gli strinse le mani, mentre diceva:

“Non sai cosa ho passato in questi anni. Sempre sola, a piangere per te, mentre i tuoi figli mi hanno abbandonato.”

“Lo so, cara, lo so. So che hai sofferto molto e mi dispiace, ma non potevo tornare.”

“I tuoi figli…mi hanno anche accusata che non sono stata una buona moglie per te”

“Tu sei stata la migliore delle mogli, sai che ti amo e ti ho sempre amata. Non dovevi ascoltarli!”

“Mi hanno detto che non sono stata una buona madre!”

“Anche in questo sbagliano; cosa potevi fare più di quello che hai fatto? Te lo hanno detto per acquietarsi la coscienza perché ti hanno trascurato. Si sono creati un alibi. Ma vedrai che adesso capiranno, adesso che vieni via con me”.

“Ma veramente mi porti con te?”

“Non è quello che hai sempre voluto?”

“Sì. In tutti questi anni non ho sperato altro: che tu tornassi e mi portassi con te”.

Claudio si alzò, la prese per mano:

“E allora andiamo, non aver paura. Ci attende un’immensa felicità”

Fiduciosa nel suo uomo, come lo era sempre stata in tutta la sua vita, Teresa gli affidò le mani e lo seguì.

Una vicina, preoccupata perché da due giorni non sentiva quella vecchietta di novanta anni, chiamò Luigi, che la trovò così, seduta in poltrona, davanti alla televisione accesa, con gli occhi chiusi ed un sorriso sulle labbra e tra le braccia la foto del marito morto dieci anni prima.

Finalmente Teresa aveva raggiunto la pace.

Sentimenti — 20 Maggio 2015
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Poesia… — 26 aprile 2015

Poesia…

1

Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima,
del mio cuore una dimora
per la tua bellezza,
del mio petto un sepolcro
per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la primavera,
e vivrò in te la vita di un fiore
sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
canta l’eco delle campane;
ascolterò il linguaggio della tua anima
come la spiaggia ascolta
la storia delle onde.

Gibran

ECCOMI!!!! —